giovedì 20 febbraio 2014

La situazione in Ucraina



In quasi tutti i paesi i partiti politici si distinguono tra conservatori, liberali, democristiani e socialdemocratici e, in base a queste ideologie, si formano alleanze e governi. In Ucraina, secondo paese dopo la Russia dell’ex Unione Sovietica, i blocchi sono sostanzialmente due e niente hanno a che vedere con le tipologie sopra elencate.

Si parla di partiti filo-occidentali ed europeisti contro partiti filo-russi ed euroscettici. L’attuale presidente Viktor Yanukovich fa parte del Partito delle Regioni, gruppo di maggioranza nell’alleanza filo-russa, e intorno al suo nome ruota tutta quella che è la storia ucraina degli ultimi 10 anni.


Era il 2004 quando Yanukovich, già da due anni primo ministro, si candidava alle elezioni presidenziali, per sostituire dopo oltre un decennio di presidenza il suo padre politico Leonid Kuchma. Il suo sfidante era Viktor Yushenko, leader del blocco europeista chiamato Nostra Ucraina, alleato con il partito Patria di Yulia Tymoshenko. Yushenko, che era anche stato avvelenato durante la campagna elettorale, risultava secondo i sondaggi il vincitore sicuro, ma lo spoglio delle schede vedeva in testa i partiti filo-russi.
Convinto di essere vittima di brogli elettorali, Yushenko, radunò sempre più manifestanti in piazza Maidan, luogo centrale di Kiev, e dopo due settimane di proteste ininterrotte, la corte suprema ucraina invalidò le elezioni.
La rivoluzione arancione, nome con cui è conosciuta nel mondo questa protesta, porterà al successo elettorale Yushenko nella tornata elettorale regolare e lo proclamerà nuovo presidente.
Durante quasi tutto il suo mandato sarà primo ministro l’alleata Yulia Tymoshenko, ma questi governi non furono altro che periodi di lunga paralisi politica e promesse non mantenute.

Nel 2010, alle nuove elezioni presidenziali, Yanukovich riuscirà a sconfiggere la candidata Tymoshenko e a diventare nuovo presidente di Ucraina.
I governi sotto di lui si caratterizzeranno per una forte influenza russa e per un secco no all’Europa.
L’opposizione subirà subito un brutto colpo, con l’arresto “vagamente” politico della propria leader Tymoshenko, denunciato anche dalla corte per i diritti dell’uomo.

Dopo i duri rapporti con Putin degli anni precedenti, caratterizzati da uno stop russo della fornitura del gas, con Yanukovich la Russia investirà l’equivalente di 15 miliardi di dollari in titoli di stato dell’Ucraina grazie ai quali ridurrà il prezzo del gas che fornisce al paese, circa un terzo della fornitura totale. Naturalmente questi stretti rapporti con Putin non piacciono ai partiti di opposizione, che a metà dicembre scendono in piazza per chiedere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e per rompere ogni rapporto di sudditanza nei confronti di Mosca.

Le leggi anti-manifestazione varate da Yanukovich lasciano tranquillamente intervenire in modo violento la polizia e semplici proteste in pochi giorni sfociano in vere e proprie violenze.
Barricate lungo le strade, occupazione di ministeri, a tratti inizio di guerra civile, portano dopo qualche settimana il presidente a incontrare i principali partiti di opposizione, a far dimettere il suo delfino Azarov, attuale primo ministro, cercando la formazione di un nuovo governo di stampo filo-europeo e a ridurre le leggi anti-proteste.

I partiti filo-Europa presenti nelle manifestazioni sono soprattutto 3: il più grande è l’ormai noto Patria, che dopo l’arresto della Tymoshenko vede a capo Arseni Iatseniuk. Come ideologia si può collocare vicino al Partito Popolare Europeo. Insomma, di stampo conservatore.

C’è poi il partito UDAR (Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma), liberale, guidato dal carismatico Vitali Klitschko, “eroe in patria”, ex pugile tre volte campione del mondo nei pesi massimi, probabile futuro candidato presidente.

Ultimo è Svodoba, in italiano Libertà, partito nazionalista di estrema destra guidato da Oleg Tiagnybok, da sempre statalista, contro i privilegi indipendentisti della Crimea ha come cavallo di battaglia l’abolizione dell’IVA.

Partiti diversi se presi ideologicamente, ma accomunati dal desiderio di entrare in Europa, di sottarsi dalla egemonia della Russia e da un forte sentimento patriottico. Yanukovich ha proposto il governo del paese a Iatsenuk, che però ha rifiutato.
L’unico accordo che pare essere stato raggiunto è quello sull’amnistia per gli antigovernativi arrestati, solo a patto che le opposizioni liberino gli edifici pubblici che ormai da giorni stanno occupando.

La situazione è quindi ancora molto calda in un paese in cui la politica è molto difficile da capire per chi la guarda dall’esterno, per un paese in cui non c’è la solita destra e sinistra a rimbalzarsi la palla.
Il punto di frattura che va a creare i due schieramenti sta nell’inquadratura dell’Ucraina a livello internazionale.
Con le elezioni presidenziali distanti solo un anno il clima non può andare che ad arroventarsi ulteriormente in questa democrazia di fatto illiberale in cui le regole si fanno e si disfanno a seconda di come fa più comodo.


Francesco Rossi

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