giovedì 20 febbraio 2014

Una protesta Globale

Mai come negli ultimi anni l'idea di una rivoluzione globale è stata cosi forte.

Dal 2010 ad oggi si sono registrate alcune tra le maggiori proteste di sempre.


Dalle proteste in Grecia contro l'austerità per passare da quelle in India contro la corruzione o quelle in Cile per chiedere la riforma dell'istruzione, arrivando alle proteste in Russia contro i brogli avvenuti durante la rielezione di Putin e quelle più recenti che vedono coinvolti alcuni dei paesi considerati in via di sviluppo come la Turchia pronta ad unirsi all'Europa e il Brasile in procinto di ospitare i mondiali di calcio.


Per concludere con la protesta che tuttora sta paralizzando l'Ucraina scoppiata a novembre 2013, quando il presidente Yanukovych ha deciso di rifiutare un patto commerciale con l'UE.
Accordo che sarebbe stato fondamentale per sancire l'avvicinamento del paese ex sovietico all'occidente.
Governo che invece ha deciso di rivolgersi sempre più verso la Russia, con quest’ultima che ha fatto diverse pressioni per evitare l'avvicinamento del paese all'Europa. 

I problemi e le proteste degli ultimi anni sono il segno di una crisi globale che si sta gradualmente avvicinando o sono solo ostacoli minori che possono essere arginati con interventi mirati?
La cosa notevole degli ultimi anni è che le proteste stanno esplodendo non solo nei paesi “deboli” del sistema ma anche in paesi fino ad ora considerati in salute.

Ma da dove partono queste proteste? Sono veramente reazioni alla chiusura di un parco come successo in Turchia o all'aumento dei costi dei trasporti pubblici?

affermare che una cosa che unisce queste proteste è che sono tutte reazioni a sfaccettature diverse della globalizzazione capitalista non è errato. È nel contesto della tendenza generale del capitalismo globale di ridurre i servizi (sanità,istruzione e cultura) e da una gestione sempre più autoritaria del potere politico che dobbiamo inquadrare le proteste.

Le rivolte di oggi nascono dalla combinazione di diversi livelli di malessere, e la loro forza sta in questa combinazione, i manifestanti lottano contro i regimi autoritari per avere una democrazia “normale”, che non si fondi solo sul multipartitismo. 

Occorre sottolineare che alla radice i manifestanti turchi e quelli greci protestano per cause molto simili e che forse se abbandonassero i loro contrasti storici e cominciassero ad organizzare manifestazioni di solidarietà comune otterrebbero molti più risultati.


I protestanti tendono a essere persone comuni della classe media, e non lobby con lunghi elenchi di richieste. la loro rabbia punta il dito contro la corruzione e l'inefficienza di chi è al comando.

Grazie ad internet ed ai social network il ritmo delle proteste si è accelerato.
Ma inevitabilmente, la mancanza di organizzazione offusca gli obiettivi e trasforma la manifestazione in una protesta contro tutto.

Le richieste delle piazze potrebbero comunque migliorare la democrazia nei paesi emergenti dell'eurozona e l'uso della forza da parte dei governi per allontanare la gente dalle strade può indebolire i governi vista anche l'assenza di istituzioni delle dittature nella quale incanalare le proteste.

Altro punto interessante delle proteste degli ultimi anni è che i manifestanti sono composti maggiormente da persone appartenenti alla classe media, persone diplomate o laureate e che pagano regolarmente le tasse, persone quindi che non si preoccupano solo sicurezza ma anche libertà di scelta e più opportunità. 


Tuttavia, quasi mai i nuovi borghesi sono riusciti a determinare autonomamente cambiamenti politici, i movimenti nati dalla classe media se non sono alleati con altri settori della società raramente producono cambiamenti strutturali. (prendere per esempio i giovani di Tunisi).





Mandolini Davide

Nessun commento:

Posta un commento