Mai
come negli ultimi anni l'idea di una rivoluzione globale è stata
cosi forte.
Dal
2010 ad oggi si sono registrate alcune tra le maggiori proteste di
sempre.
Dalle
proteste in Grecia contro l'austerità per passare da quelle in India
contro la corruzione o quelle in Cile per chiedere la riforma
dell'istruzione, arrivando alle proteste in Russia contro i brogli
avvenuti durante la rielezione di Putin e quelle più recenti che
vedono coinvolti alcuni dei paesi considerati in via di sviluppo come
la Turchia pronta ad unirsi all'Europa e il Brasile in procinto di
ospitare i mondiali di calcio.
Per
concludere con la protesta che tuttora sta paralizzando l'Ucraina
scoppiata a novembre 2013, quando il presidente Yanukovych ha deciso
di rifiutare un patto commerciale con l'UE.
Accordo
che sarebbe stato fondamentale per sancire l'avvicinamento del paese
ex sovietico all'occidente.
Governo
che invece ha deciso di rivolgersi sempre più verso la Russia, con
quest’ultima che ha fatto diverse pressioni per evitare
l'avvicinamento del paese all'Europa.
I
problemi e le proteste degli ultimi anni sono il segno di una crisi
globale che si sta gradualmente avvicinando o sono solo ostacoli
minori che possono essere arginati con interventi mirati?
La
cosa notevole degli ultimi anni è che le proteste stanno esplodendo
non solo nei paesi “deboli” del sistema ma anche in paesi fino ad
ora considerati in salute.
Ma
da dove partono queste proteste? Sono veramente reazioni alla
chiusura di un parco come successo in Turchia o all'aumento dei costi
dei trasporti pubblici?
affermare
che una cosa che unisce queste proteste è che sono tutte reazioni a
sfaccettature diverse della globalizzazione capitalista non è
errato. È nel contesto della tendenza generale del capitalismo
globale di ridurre i servizi (sanità,istruzione e cultura) e da una
gestione sempre più autoritaria del potere politico che dobbiamo
inquadrare le proteste.
Le
rivolte di oggi nascono dalla combinazione di diversi livelli di
malessere, e la loro forza sta in questa combinazione, i manifestanti
lottano contro i regimi autoritari per avere una democrazia
“normale”, che non si fondi solo sul multipartitismo.
Occorre
sottolineare che alla radice i manifestanti turchi e quelli greci
protestano per cause molto simili e che forse se abbandonassero i
loro contrasti storici e cominciassero ad organizzare manifestazioni
di solidarietà comune otterrebbero molti più risultati.
I
protestanti tendono a essere persone comuni della classe media, e non
lobby con lunghi elenchi di richieste. la loro rabbia punta il dito
contro la corruzione e l'inefficienza di chi è al comando.
Grazie ad internet ed ai social network il ritmo delle proteste si è accelerato.
Ma
inevitabilmente, la mancanza di organizzazione offusca gli obiettivi
e trasforma la manifestazione in una protesta contro tutto.
Le richieste delle piazze potrebbero comunque migliorare la democrazia nei paesi emergenti dell'eurozona e l'uso della forza da parte dei governi per allontanare la gente dalle strade può indebolire i governi vista anche l'assenza di istituzioni delle dittature nella quale incanalare le proteste.
Altro punto interessante delle proteste degli ultimi anni è che i manifestanti sono composti maggiormente da persone appartenenti alla classe media, persone diplomate o laureate e che pagano regolarmente le tasse, persone quindi che non si preoccupano solo sicurezza ma anche libertà di scelta e più opportunità.
Tuttavia,
quasi mai i nuovi borghesi sono riusciti a determinare autonomamente
cambiamenti politici, i movimenti nati dalla classe media se non sono
alleati con altri settori della società raramente producono
cambiamenti strutturali. (prendere per esempio i giovani di Tunisi).
Mandolini Davide
Mandolini Davide
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