domenica 27 ottobre 2013

"Il presidente povero. Storia dell'amico "Pepe".


È ormai risaputo che il Sudamerica sia uno dei continenti in cui il “melting pot” è meglio riuscito al mondo.
Una mescolanza di etnie, lingue, tradizioni, proveniente da tantissimi paesi del globo.

Tra le varie comunità, c’è anche quella importantissima italiana: forse non tutti sanno che la metà della popolazione argentina, cioè circa 20 milioni di persone, ha origine italiana, e così in tanti altri paesi latini.

Così come anche l’Uruguay: molto più piccolo per dimensioni e popolazione, su circa 3 milioni e mezzo di persone, il 43% degli uruguaiani ha qualche lontano parente proveniente dal Belpaese. 

Spiccano tra di loro anche personaggi noti nella regione d’Oltreoceano: calciatori, politici e generali. 
Uno di loro, però, ha attirato la mia attenzione.


Il suo nome è José Alberto Mujica Cordano, per gli amici “Pepe”. 
Sua madre era italiana, di umilissimi origini. Forse è stata proprio l’impronta materna ad insegnargli il valore del lavoro, del rispetto e della legalità. 
Sì, perché fino ad ora questa potrebbe apparire come una “normale” storia di un giovane sognatore che si identifica coi valori della Sinistra, partecipando sin dal 1962 al sogno socialista dell’Unione Popolare Uruguaiana. 


Non abbandonò i suoi ideali nemmeno durante la dittatura degli anni ’70, che lo vide impegnato nelle prime file dei combattenti per la democrazia. Più d’una volta venne arrestato, ma quando la dittatura finì (1985), venne definitivamente liberato: proprio da quell'anno, la sua carriera politica fu costellata di successi.

Le elezioni del 2009 l’hanno consacrato come il Presidente dell’Uruguay, stravincendo con circa il 52% dei voti. Instauratosi il 1° marzo 2010, da quel momento, la sua storia si è trasformata letteralmente un mito, divenendo un esempio da seguire per molti altri presidenti.


Oltre a essere da sempre vegetariano e particolarmente vicino alle questioni dello sfruttamento degli animali, Mujica ha fondato il suo impegno politico all'insegna della depenalizzazione dell’aborto e del riconoscimento dei matrimoni gay (questioni molto delicate e all'avanguardia in campo di diritti civili, in un paese che fa parte del continente più cattolico del mondo); ma anche della legalizzazione della marijuana (affinché vengano limitati i danni del consumare erba, proprio per questo considera la tossico-dipendenza una malattia e combatte il narco-traffico, oltre aver varato una campagna dedicata ai giovani per mostrare gli effetti dell’utilizzo della cannabis).

Mujica, inoltre, è divenuto famoso, non soltanto nel suo paese, anche grazie al soprannome di “presidente povero”, nonostante egli abbia dichiarato alla BBC :” […] ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”. 

Già, ma perché questo soprannome? Semplice: dei circa 12.000 dollari che riceve come stipendio, ne trattiene solo 1.500 (circa 1.000€), donando il resto in beneficenza  ad associazioni no-profit, non governative e persone bisognose (ha detto:"Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti uruguaiani che vivono con molto meno!")

Ha rinunciato inoltre a vivere nel palazzo presidenziale, preferendo una vecchia fattoria che condivide con la moglie e dove ama coltivare la terra, e alle auto blu, guidando ancora il suo vecchio Maggiolino degli anni ’70.


Le sue ultimissime battaglie si sono svolte attorno, oltre che alla già ricordata completa legalizzazione della marijuana, anche in ambito di ecologia ed eco-sostenibilità (sostenendo le piccole aziende agricole uruguaiane, contro i poteri forti delle multinazionali), di cui non posso non citare uno dei discorsi più commoventi e forti (ma anche rivoluzionari) dello stesso “Pepe” attorno al tema della felicità, pronunciato alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile Rio+20,il 21 giugno 2012 (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=uUSzzOHUJ_Y); e in materia di disarmo della popolazione. 

Infatti, per questa ultima questione, Mujica ha lanciato una nuova campagna chiamata “Armas para la vida”: grazie a questo progetto, chi consegnerà la propria arma, riceverà in cambio o una bicicletta (un mezzo per muoversi e spostarsi in modo sostenibile) o un computer (un mezzo di conoscenza e comunicazione).



Insomma, Mujica sta insegnando tanto, sta diventando scuola, non solo per i futuri governanti del paese sudamericano, ma anche e soprattutto per le potenze industriali, per i politici dei paesi occidentali; è la storia di un uomo, di un sognatore, di un idealista, che non ha mai rinunciato ai propri progetti, ai propri valori, ma che ha saputo, al contrario, stringere i denti anche i momenti difficili, per vedere realizzata la propria visione per il suo paese.

Una vita, insomma, che non passerà in secondo piano, una lezione che non potrà essere dimenticata tanto facilmente. 





RICCARDO ROBA

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