Come agire con la prostituzione, lasciare le cose come stanno o invertire la rotta?
Era il 20
febbraio del 1958 quando fu promulgata la cosiddetta legge Merlin (pubblicata
nella gazzetta ufficiale n. 55 del 4 marzo 1958).
Legge che
prende il suo nome proprio dalla senatrice che combattette per essa, la socialista
Lina Merlin. Sono passati 55 anni ed ancora nel nostro paese la prostituzione è
regolamentata secondo questa legge che, riassunta in breve, dichiara fuori
legge le <<case chiuse>> e permette la prostituzione nelle strade poiché,
con questa legge non è illegale vendere il proprio corpo ma è reato l’induzione
alla prostituzione e lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente
legalizzato.
Questo tipo
di modello per combattere la prostituzione è chiamato di tipo abolizionista che considera la
prostituzione come una attività non lecita e che non può essere oggetto di una
normale attività commerciale, ma che al tempo stesso come scritto sopra, non
può essere punita legalmente.
Generalmente
sono tre i sistemi utilizzati contro la prostituzione e sono :
-
Il
modello proibizionista, nel quale la prostituzione è illegale (paesi musulmani,
alcuni paesi dell’Europa dell’est in nord America etc.)
-
Il
modello abolizionista appunto come nel caso Italiano (Italia, Francia, Canada, India,
Hong Kong)
-
Ed
infine il modello regolamentarista, che considera la prostituzione come una
attività lecita e liberamente esercitabile (Germania, Ungheria, Paesi bassi,
Svizzera, Spagna, Libano, Turchia)
Da quando è
stata introdotta questa legge in Italia è esploso il fenomeno della
prostituzione nelle strade, prostituzione che ha portato al degrado di alcune
zone a <<luci rosse>> e alla poca serenità che molte persone hanno
dal punto di vista etico di vedere file di ragazze prostituirsi fin dalle prime
ore in cui cala la notte.
Dati poco
attendibili visto l’entità illegale del fenomeno parlano comunque di circa 90'000
prostitute nel nostro paese con circa 5 milioni di clienti per un giro d’affari
di 5 miliardi di euro. Per non parlare poi delle centinaia di migliaia di
Italiani che ogni anno invadono alcuni tra i più grandi bordelli europei che
spesso sono costruite strategicamente ai confine con l’Italia cosi come avviene
in Svizzera nel piccolo Canton Ticino. Per non parlare dei siti internet degli Fkk Tedeschi che ormai sono tradotti interamente
in Italiano.
Questi paesi
che hanno fatto della prostituzione una professione regolamentata dallo stato
incassano annualmente cifre pazzesche che si aggirano tra i 15 e i 25 miliardi.
Per non parlare poi dei benefici che ci sono nell’avere le <<strade
pulite>>.
In Italia
ogni anno si rinuncia al potenziale gettito fiscale che potrebbe derivare dalla
regolamentazione di questo settore e in tempi come questi in cui l’Iva e le
tasse aumentano l’abrogazione della Merlin mi sembra la cosa più giusta.
Un tasto
inoltre importante da toccare sono i <<costi>> del sistema adottato
in Italia, non solo diretti ma anche in termini di vite umane, criminalità,
costi sanitari e quelli di sicurezza percepita (come ad esempio il
deprezzamento case nelle zone ad alto tasso di prostituzione).
Per non parlare poi di tutta la parte in nero e criminale a cui una
legalizzazione del settore potrebbe portare.
D’altronde secondo me basta guardare alla Spagna che è così vicina a
noi per cultura ed abitudini per capire che la via della legalizzazione
potrebbe essere veramente quella giusta.
Sono infatti 14'000 le case chiuse presenti in spagna, un business
colossale da 15 miliardi di euro annui.
Penso che nel 2013 sia giunto il momento di occuparsi di questo tema
che riguarda il 65% degli Italiani che ogni anno ne usufruiscono e di
indirizzarlo verso le vie legali che permettano finalmente di porre fine alla
degrado e alle condizioni orribili in cui versano sia le prostitute che le
strade Italiane.
Anche da un punto di vista igienico-sanitario credo sia evidente che
prostitute regolarmente in professione e con certificati di salute validi siano un passo in avanti rispetto alla
situazione attuale.
Il problema che sembra difficile da estirpare rimane piuttosto
evidente la tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, si tratta infatti di
donne prelevate in paesi ad alto tasso di povertà ( Nigeria ed Europa dell’est)
costrette a prostituirsi.
Combattere il problema dello sfruttamento sessuale e di induzione
alla prostituzione sembra però legato principalmente non al
<<modello>> di regolamentazione del settore quanto invece al tipo di
sanzioni e di provvedimenti che vengono adottati singolarmente da ciascun
paese.
Mandolini Davide
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