Siamo
in un periodo di forte crisi economica, ormai ne abbiamo la piena
consapevolezza e non serve a niente negarlo come in molti spesso
hanno cercato di fare. Piuttosto occorre prenderne consapevolezza
cominciando a reagire in maniera più forte a questa situazione.
La parola crisi ci accompagna ormai nella nostra vita e questa situazione di anormalità sociale viene spesso vissuta come un fattore che esiste ma che non può essere estirpato poiché troppo radicato in un sistema spesso più grande della nostra immaginazione.
Questa tipologia di ragionamento è tuttavia assolutamente da
condannare, la crisi deve essere combattuta ed eliminata con tutte le
misure possibili ed immaginabili e non con le parole dei “nostri”
politici che spesso restano tali senza che poi ne derivino delle
azioni concrete.
Sono stati fatti grandi passi per attuare misure rapide e subito efficaci che evitassero il fallimento totale del paese ma raramente queste “riforme” sono partite dall'alto.
Cosi
come ci raccontano i libri di storia per riuscire a risollevare il
paese dal precipizio sono stati toccati (ancora una volta) i poveri o
la cosiddetta classe media.
In
Italia cosi come in altri paesi Europei infatti l'espressione crisi
economica è sinonimo di tasse.
È
scattata come una ricerca folle a dove poter aumentare una tassa o
dove poter estorcere qualche euro in più a famiglia invece di
risolvere il problema strutturale della trasparenza del sistema.
Per
l'ennesima volta viene chiesto alla maggior parte della popolazione
di tirare la cinghia invece di intervenire in maniera significativa
su quegli che sono secondo la maggioranza dell'opinione pubblica i
punti su cui applicare dei forti tagli, (Stipendi politici, auto blu,
numero parlamentari, e processi burocratici troppo lunghi e logoranti
che spesso ostacolano la ripresa).
Bisogna
dire che questa crisi cosi prepotente parte dalla
crisi delle banche americane che è andata ad intaccare un sistema di
elargizione di prestiti e finanziamenti applicato con imprudenza poi
anche agli altri paesi europei che era però costituito da fondamenta
praticamente prive di basi solide che con la creazione di titoli
ridistribuiti tra le varie aziende andavano a spostare quantità di
denaro "virtuali", inoltre possiamo individuare nel cambio
di moneta lira euro delle grandissime responsabilità alla situazione
attuale, questo perché non tutti i paesi erano in grado di essere al
pari degli
altri
e non esistendo organi con il potere di mantenere l'equilibrio tra di
essi siamo finiti ad avere forti sbilanci produttivi.
Principalmente
tra
la
Germania e il resto dei sistemi economici europeisti.
Come
non parlare poi dell'influenza dei prodotti cinesi a basso costo che
hanno intasato il commercio svalorizzando i prodotti a prezzi ben più
cari.
Ma occorre non dimenticare che abbiamo attraversato un ventennio di politica in cui sono stati fatti gli interessi dei singoli tralasciando i bisogni del popolo, che da essere considerato "sovrano" è passato ad essere considerato di impiccio.
Quando indirizzo lo sguardo alla politica, alla situazione sanitaria a quella dell'istruzione e cosi dicendo artistica,turistica, imprenditoriale etc.. mi trovo davanti un numero cosi illimitato di malfunzionamenti che mi viene il capogiro.
Siamo vittime di un sistema fondamentalmente corrotto che ci ha abbindolato con tante belle parole ma che nei fatti ci ha portato all'orlo.
Un
tema importante che secondo me deve essere preso in considerazione
riguarda i beni culturali del nostro paese e di come essi vengono
trattati ed usati o forse sarebbe meglio dire non usati.
Sfatando
subito l'idea diffusa che l'Italia abbia percentuali intorno al 50/60
% dei beni culturali UNESCO del mondo,bisogna però ricordare che il
nostro paese ha circa 47 siti riconosciuti,
sapete quale è la percentuale che lo stato destina ai beni
culturali? si tratta di un triste 0.1 % che oltre ad essere ridicolo
di per sé ci colloca inoltre all'ultimo posto nella graduatoria
europea per soldi destinati ai beni culturali di un paese trovando
sopra di noi stati come la Polonia che ci batte con una percentuale
del 3%.
Tutto
questo a mio avviso è indecente, ed
è segno che a gestire questi ambiti ci sono stati
personaggi che hanno speculato e mal gestito le risorse a loro
disposizione.
Per
avere un'idea di come vada al contrario il mondo in Italia basti
pensare alla fila che un turista deve fare per entrare al Colosseo o
alla torre di Pisa, per non parlare del ticket di un costo a dir poco
esagerato e delle lunghissime file che bisogna fare all'entrata.
Ma
è cosi incredibile e fuori dalla
concezione di chi sta al potere e sopratutto del ministero della cultura pensare
di attuare nuovi metodi o sistemi come per esempio aprire nuove entrate
e abbassare il prezzo del
ticket per riuscire a favorire così
una maggiore affluenza al
sito?
La
risposta è no, perché in questo paese non si pensa a sfruttare al
massimo le potenzialità di qualcosa ma da “buon italiano” ci
limitiamo a trarne i vantaggi appena sufficienti al suo sostentamento
e di chi lo gestisce.
Parlo
di atteggiamento tipico italiano poiché basta
spostarsi dal nostro paese e andare in una qualsiasi capitale europea
come Parigi, Londra o Berlino per capire che tutto quello che viene
fatto in italia è pressoché
fatto in modo anomalo
e che i Francesi, gli Inglesi I Tedeschi
e via dicendo
dedicano
tutt'altro tipo di riguardo alle “poche” attrazioni turistiche
che hanno.
Un
ultimo dato scioccante che pongo alla vostra attenzione è quello che
riguarda il museo più importante di Parigi, infatti tutte
le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti
nel 2012 per un centinaio di milioni il che significa Il
25% in meno del “Louvre” da solo.
Da
Italiano mi sento infastidito da come viene gestita l'intera macchina
sociale e credo sia l'ora che questa classe politica apra gli
occhi e cominci a valorizzare le nostre migliori caratteristiche che
in molti ci invidiano e di cui noi Italiani dovremo andare orgogliosi.
DAVIDE MANDOLINI
DAVIDE MANDOLINI
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