martedì 29 ottobre 2013

Stop all'immobilismo socio-economico

Siamo in un periodo di forte crisi economica, ormai ne abbiamo la piena consapevolezza e non serve a niente negarlo come in molti spesso hanno cercato di fare. Piuttosto occorre prenderne consapevolezza cominciando a reagire in maniera più forte a questa situazione.

La parola crisi ci accompagna ormai nella nostra vita e questa situazione di anormalità sociale viene spesso vissuta come un fattore che esiste ma che non può essere estirpato poiché troppo radicato in un sistema spesso più grande della nostra immaginazione. 
Questa tipologia di ragionamento è tuttavia assolutamente da condannare, la crisi deve essere combattuta ed eliminata con tutte le misure possibili ed immaginabili e non con le parole dei “nostri” politici che spesso restano tali senza che poi ne derivino delle azioni concrete.

Sono stati fatti grandi passi per attuare misure rapide e subito efficaci che evitassero il fallimento totale del paese ma raramente queste “riforme” sono partite dall'alto.
Cosi come ci raccontano i libri di storia per riuscire a risollevare il paese dal precipizio sono stati toccati (ancora una volta) i poveri o la cosiddetta classe media.

In Italia cosi come in altri paesi Europei infatti l'espressione crisi economica è sinonimo di tasse.

È scattata come una ricerca folle a dove poter aumentare una tassa o dove poter estorcere qualche euro in più a famiglia invece di risolvere il problema strutturale della trasparenza del sistema.


Per l'ennesima volta viene chiesto alla maggior parte della popolazione di tirare la cinghia invece di intervenire in maniera significativa su quegli che sono secondo la maggioranza dell'opinione pubblica i punti su cui applicare dei forti tagli, (Stipendi politici, auto blu, numero parlamentari, e processi burocratici troppo lunghi e logoranti che spesso ostacolano la ripresa).

Bisogna dire che questa crisi cosi prepotente parte dalla crisi delle banche americane che è andata ad intaccare un sistema di elargizione di prestiti e finanziamenti applicato con imprudenza poi anche agli altri paesi europei che era però costituito da fondamenta praticamente prive di basi solide che con la creazione di titoli ridistribuiti tra le varie aziende andavano a spostare quantità di denaro "virtuali", inoltre possiamo individuare nel cambio di moneta lira euro delle grandissime responsabilità alla situazione attuale, questo perché non tutti i paesi erano in grado di essere al pari degli altri e non esistendo organi con il potere di mantenere l'equilibrio tra di essi siamo finiti ad avere forti sbilanci produttivi.
Principalmente tra la Germania e il resto dei sistemi economici europeisti.
Come non parlare poi dell'influenza dei prodotti cinesi a basso costo che hanno intasato il commercio svalorizzando i prodotti a prezzi ben più cari.


Ma occorre non dimenticare che abbiamo attraversato un ventennio di politica in cui sono stati fatti gli interessi dei singoli tralasciando i bisogni del popolo, che da essere considerato "sovrano" è passato ad essere considerato di impiccio.

Quando indirizzo lo sguardo alla politica, alla situazione sanitaria a quella dell'istruzione e cosi dicendo artistica,turistica, imprenditoriale etc.. mi trovo davanti un numero cosi illimitato di malfunzionamenti che mi viene il capogiro.
Siamo vittime di un sistema fondamentalmente corrotto che ci ha abbindolato con tante belle parole ma che nei fatti ci ha portato all'orlo.

Un tema importante che secondo me deve essere preso in considerazione riguarda i beni culturali del nostro paese e di come essi vengono trattati ed usati o forse sarebbe meglio dire non usati.
Sfatando subito l'idea diffusa che l'Italia abbia percentuali intorno al 50/60 % dei beni culturali UNESCO del mondo,bisogna però ricordare che il nostro paese ha circa 47 siti riconosciuti, sapete quale è la percentuale che lo stato destina ai beni culturali? si tratta di un triste 0.1 % che oltre ad essere ridicolo di per sé ci colloca inoltre all'ultimo posto nella graduatoria europea per soldi destinati ai beni culturali di un paese trovando sopra di noi stati come la Polonia che ci batte con una percentuale del 3%.

Tutto questo a mio avviso è indecente, ed è segno che a gestire questi ambiti ci sono stati personaggi che hanno speculato e mal gestito le risorse a loro disposizione.

Per avere un'idea di come vada al contrario il mondo in Italia basti pensare alla fila che un turista deve fare per entrare al Colosseo o alla torre di Pisa, per non parlare del ticket di un costo a dir poco esagerato e delle lunghissime file che bisogna fare all'entrata.
Ma è cosi incredibile e fuori dalla concezione di chi sta al potere e sopratutto del ministero della cultura pensare di attuare nuovi metodi o sistemi come per esempio aprire nuove entrate e abbassare il prezzo del ticket per riuscire a favorire così una maggiore affluenza al sito?

La risposta è no, perché in questo paese non si pensa a sfruttare al massimo le potenzialità di qualcosa ma da “buon italiano” ci limitiamo a trarne i vantaggi appena sufficienti al suo sostentamento e di chi lo gestisce.


Parlo di atteggiamento tipico italiano poiché basta spostarsi dal nostro paese e andare in una qualsiasi capitale europea come Parigi, Londra o Berlino per capire che tutto quello che viene fatto in italia è pressoché fatto in modo anomalo e che i Francesi, gli Inglesi I Tedeschi e via dicendo dedicano tutt'altro tipo di riguardo alle “poche” attrazioni turistiche che hanno.

Un ultimo dato scioccante che pongo alla vostra attenzione è quello che riguarda il museo più importante di Parigi, infatti tutte le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti nel 2012 per un centinaio di milioni il che significa Il 25% in meno del “Louvre” da solo.


Da Italiano mi sento infastidito da come viene gestita l'intera macchina sociale e credo sia l'ora che questa classe politica apra gli occhi e cominci a valorizzare le nostre migliori caratteristiche che in molti ci invidiano e di cui noi Italiani dovremo andare orgogliosi. 



DAVIDE MANDOLINI



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