lunedì 20 ottobre 2014

Se Leonardo Da Vinci avesse avuto un telefonino avrebbe fatto comunque le sue scoperte?

Fate un esercizio, prendete il vostro telefono e chiudetelo a chiave in un cassetto, andate da qualcuno di vostra preferenza e dategli la chiave poi prendete un cronometro ed annotate dopo quanto tempo vi viene voglia di prenderlo o dopo quanto tempo pensate al vostra cellulare. 

Se ad alcuni può sembrare una cosa ridicola a me invece non lo sembra affatto perché scommetto che la maggior parte di voi non resisterà più di cinque minuti, se al contrario resisterete molto più tempo non posso che esserne felice. 

Dopo una settimana che fate questo esperimento guardate i vostri appunti e ponetevi se volete la stessa domanda che si è posto il sottoscritto: “Siamo veramente così dipendenti dal telefonino?” la risposta è si. 

La parola stessa “dipendente” significa subordinato, che dipende e noi nel 2014 siamo veramente subordinati alla tecnologia. Ne siamo drogati ed il primo passo per riuscire a migliorare questa cosa è ammetterlo. 
Prima di tutto è interessante rendersi conto come passiamo il tempo sul telefonino, ovvero cercare di fare una stima approssimata con delle percentuali di quanto tempo dedichiamo ad una determinata cosa, semplificando intendo dire quanto tempo passiamo a scrivere messaggi su WhatsApp, quanto su Facebook, quanto a chiamare, quanto su Instagram e via dicendo. 

Citando testualmente da un sito internet possiamo prendere un buono spunto di riflessione: 

“L’intossicazione cronica deriva dall'uso continuo e prolungato di una determinata sostanza, nel caso delle droghe è quello che si definisce abuso. L'assunzione abituale di una droga fa sì che gli effetti tossici non siano immediatamente evidenti, tuttavia i danni all'organismo ci sono e si sommano progressivamente fino a diventare gravi e, talvolta, generare lesioni irreversibili (non guaribili).”

Ecco diciamo che l’uso continuo e prolungato (del telefono) è spesso presente in ognuno di noi e quindi possiamo tranquillamente parlare di abuso. Noi abusiamo del telefonino e lo facciamo continuamente ed in modo quasi automatico. Come riporta il testo citato infatti “l’uso abituale di una droga fa si che gli effetti tossici non siano immediatamente evidenti” potremmo analogamente dire che anche l’uso frequente del cellulare non causa danni od effetti collaterali immediatamente evidenti. tuttavia, continua il testo, “i danni si sommano fino a diventare gravi e a generale lesioni irreversibili”. 

Dal mio punto di vista l’uso frequente e prolungato del telefono causa così come la droga danni irreversibili. Badate bene, non mi riferisco a danni di tipo fisico, nonostante ci siano numerose prove sulla nocività delle radiazioni dei telefoni, ma sto parlando di danni di tipo comportamentale. 

Il primo cellulare che fece la sua comparsa il 6 marzo 1983 era un Motorola DynaTAC 8000x  e credo che nessuno si sarebbe aspettato che cosa sarebbe diventato un giorno quel “mattone” di 25 cm. 

Così come credo che nemmeno la Apple che istallò i suoi primi due Apple Store in America nel 2001 si sarebbe immaginata che 13 anni dopo le persone avrebbero fatto la fila la notte per comprarsi per primi il nuovo Iphone. 

I danni comportamentali a cui mi riferivo tuttavia non si riferiscono ad aspettare tutta la notte dinanzi ad un apple store per quanto questo possa essere condannabile ma si riferisce al cambiamento che c’è stato nei rapporti tra le persone e con le persone, ai diversi tipi di approcci comportamentali e ai diversi tipi di interlocuzione che si ha con le persone. 



Inoltre se aprite Internet e cercate “dipendenza telefonini” troverete innumerevoli conseguenze negative all’uso del cellulare così come “preferire la comunicazione telefonica all’interazione dal “vivo”, uso compulsivo del mezzo, tendenza ad utilizzare il cellulare come strumento consolatorio (una specie di ansiolitico che permette di rassicurarsi dinnanzi ad eventi percepiti come minacciosi), scarsa tolleranza per le separazioni, scarsa capacità di sopportare la solitudine e l’incertezza”

Se entrate su un pullman, su una metro, su un treno, in una sala d’attesa o in un parco e contate quante persone sono piegate a guardare il loro telefono vi renderete conto che la cosa è preoccupante. 

Sarebbe curioso poter salire su una metro di oggi e poi su una di soli 20 o 30 anni fa e vedere quante persone avevano in mano un giornale, un libro o semplicemente cercavano di scambiare due parole con il compagno di sedile. 

Per non parlare di quanto sia triste vedere delle persone al ristorante che durante l’attesa non sanno far altro che tirare fuori il telefonino e passare insieme a lui il tempo. 

Quante storie, idee, pensieri, dibattiti e via dicendo vengono strozzati sul nascere a causa della chiusura che ognuno di noi ha nella tecnologia?. 
Non è triste pensare che davanti a noi potremmo avere la donna della nostra vita, un futuro buon amico, una persona che ci insegna qualcosa, un paesaggio bellissimo e che siamo troppo impegnati a giocare a Candy Crush per rendersene conto?. 

Riscoprire la bellezza della comunicazione fatta di parole e non di emoction o di abbreviazioni tipiche degli Sms, dire di nuovo ad una ragazza a voce quale sono i suoi gusti o quale sia il suo numero di telefono ed ad un amico chiedere come sta non dietro ad un telefono ma di persona, tutte questi pensieri saranno anche un po antichi o idealistici ma non per questo non possono essere sperimentati. 


Mi diverte pensare a Leonardo Da Vinci con un cellulare che è troppo occupato a stare su Facebook o a condividere un “selfie” su Instagram per dare vita alle sue creazioni. 


La soluzione alla dipendenza dal telefono non è ovviamente quella di vivere senza perché com’è facile immaginare sarebbe un inutile estremismo considerando tutte le possibilità meravigliose che ci offre il poter essere a portata di mano in contatto con il mondo ma sicuramente decidere di limitarne l’uso alla sola vera necessità togliendo tutte le altre sfumature e provare per una volta a starne un pomeriggio senza, magari facendosi una girata per la città potrebbe essere una nuova esperienza a cui difficilmente siete abituati. 


D.M

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